LE INDUSTRIE DELLA COSA ARTIFICIALE(ENEA)

Il naso elettronico ENEA utilizza gruppi di sensori chimici, sia commerciali che di fabbricazione ENEA, per la rilevazione di gas e di altri parametri ambientali (temperatura, umidità, fotoluminescenza). In corrispondenza di ogni sensore è presente una circuiteria elettronica di condizionamento da cui il segnale generato dal sensore passa (in alcuni casi multiplexatoMUX) ad un convertitore analogico digitale (ADC) e viene poi immagazzinato e gestito da un sistema a microprocessore. Il periodico collegamento via seriale ad un personal computer in cui risiede un apposito software di gestione, consente il trasferimento e l’elaborazione dei dati delle campagne di misura. L’alimentazione anche a batteria ne consente l’utilizzo in assenza di rete elettrica. Un avanzamento di questa architettura è il prototipo di naso elettronico wireless basato su sensori polimerici. La possibilità della ricetrasmissione via radio dei dati tra più nasi apre l’applicazione verso il settore delle “reti di nasi elettronici” in grado di eseguire un monitoraggio multipunto, capillare, affidabile ed a basso costo della quantità e qualità dei gas presenti negli ambienti. Il naso è costituito da:
 – un gruppo di sensori polimerici resistivi (matrice di sensori), da esporre a gas e/o vapori perturbanti; – un’elettronica di condizionamento ed amplificazione del segnale da essi generato in presenza di sollecitazione esterna, nella quale il sensore è posto sul ramo di retroazione di un amplificatore operazionale in configurazione invertente;
 – una piattaforma wireless per la digitalizzazione e la diffusione via radio dei dati rilevati;
 – un sistema informatico (unità remota processamento dati) per la ricezione, memorizzazione ed elaborazione dei dati e per il riconoscimento di pattern olfattivi;
 – una scheda di alimentazione e connessione tra le varie parti;
– una batteria o alimentatore da rete. Il prototipo evolverà verso la miniaturizzazione della circuiteria e dei sensori per la loro integrazione in un'unica scheda elettronica di dimensioni ridotte.
Un caso di applicazione del naso elettronico ENEA: il monitoraggio del sito sismico “Solfatara” di Napoli Le analisi ed il monitoraggio geochimico dei gas emessi in maniera diffusa o localizzata (fumarole) in aree vulcaniche è attualmente condotto con metodologie che coinvolgono l’uso di strumentazione da laboratorio e metodi di campionamento e trattamento dei campioni decisamente complesse. I tempi di analisi superano a volte la settimana, con il coinvolgimento di personale altamente specializzato. La disponibilità di mezzi innovativi a campionamento veloce capaci di analisi sia qualitativa che quantitativa di tali gas potrebbe apportare nuove conoscenze sulla dinamica a breve termine dei sistemi vulcanici complessi. Di particolare importanza sono sopratutto la velocità di risposta, l’operatività non supervisionata, e la possibilità di monitoraggio pervasivo delle aree. ENEA ha proposto l’utilizzo di un architettura a naso elettronico, sviluppata in particolare per le applicazioni outdoor, per il monitoraggio geochimico delle fumarole vulcaniche [DeV01]. Tale architettura, una cui realizzazione è raffigurata in figura 4, permetterà di ottenere una valutazione qualitativa e quantitativa della composizione dei gas emessi con tempi di campionamento inferiori al minuto e comunque programmabili. La flessibilità e la modularità dell’architettura sviluppata permette la scelta di un array di sensori ottimale appositamente studiato per il sistema da monitorare potendo basarsi su mix di sensori commerciali e sensori sviluppati in contesti di ricerca tra i quali quelli sviluppati dall’ENEA stessa. Il singolo modulo risulta occupare dimensioni contenute ed è in grado di trasmettere con opportuni accorgimenti i segnali rilevati a distanze contenute che comunque permettono il dispiegamento di molteplici unità in un contesto di monitoraggio distribuito. Le analisi fin qui condotte, con l’ausilio dei ricercatori dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, hanno evidenziato la possibilità di effettuare una mappatura delle varie sorgenti emissive nel cratere della Solfatara appartenente al sistema dei Campi Flegrei (figure 5 e 6), uno dei sistemi a maggiore rischio per la densità abitativa circostante. Inoltre il naso elettronico ENEA sembra essere in grado di valutare il rapporto quantitativo tra le concentrazioni di particolari gas come l’H2S ed il CO emessi dalle fumarole, come esemplificato nelle figure 7 e 8. Questi rapporti caratteristici sono di estrema rilevanza in quanto di fatto rappresentano un’indicazione valida sia della temperatura sia dell’altezza del magma sottostante il sistema suddetto. Il magma infatti, nella sua lenta risalita verso la superficie viene in contatto con differenti tipologie di suolo e sorgenti acquifere determinando un cambiamento nella composizione dei gas emessi dalle fumarole.
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Il futuro del naso: reti di nasi elettronici Le applicazioni sensoristiche evolvono sempre di più verso la misurazione distribuita e pervasiva delle grandezze ottenuta mediante la moltiplicazione degli elementi e la loro dislocazione nell’ambiente da misurare. Nel prossimo futuro dobbiamo attenderci il fiorire di applicazioni pervasive con nodi sensoriali sempre più piccoli ed efficienti. Nel contesto specifico di questo articolo è bene sottolineare come in alcune applicazioni, in special modo quelle relative alla misura della qualità dell’aria e dell’inquinamento atmosferico, sussista la necessità, per ragioni fluidodinamiche, di dotarsi di una vera e propria rete di rilevatori che, cooperando, siano in grado di ricostruire l’“immagine” olfattiva dell’ambiente in cui sono immersi. Sulla base di queste indicazioni l’ENEA ha proposto lo sviluppo di una rete di piccoli nasi elettronici cooperanti via collegamento radio [Dev02]. Dislocati con una topologia detta mesh, i nasi fanno pervenire le informazioni acquisite a distanze molto maggiori di quelle ottenibili mediante una topologia classica a stella. Le informazioni vengono infatti fatte “rimbalzare” su molteplici nodi della rete mediante protocolli di routing multihop fino ad un nodo primario, tipicamente costituito da un PC, denominato data sink. In questo tipo di applicazione è fondamentale implementare politiche di misurazione orientate all’efficienza energetica. I nodi infatti sono alimentati a batteria in modo da rendere semplice il loro dispiegamento in ambienti inizialmente non destinati ad ospitarli. Inoltre, per evitare il rapido esaurimento delle batterie, le piattaforme operative ospitanti i sensori e i loro sistemi operativi sono progettate per garantire consumi bassissimi e transizioni veloci tra gli stati “dormienti” e quelli attivi in cui il consumo energetico è maggiore. L’ENEA costruisce i suoi mini-nasi denominati TinyNose a partire da un piccolo array di sensori polimerici sviluppati ad hoc e da nodi per reti di sensori commerciali, sviluppati da spin-off dell’Università della California a Berkeley. Per tali nodi è stato sviluppato un sistema operativo volto all’efficienza energetica denominato TinyOS per il quale ENEA sviluppa componenti software in grado di interfacciare i propri sensori e curare la catena di acquisizione del dato fino alla sua presentazione, via web, all’utente finale. Ai fini dell’efficienza energetica si sono rivelati decisivi gli studi intrapresi nel recente passato dal gruppo sensoristica di Portici del Dipartimento Tecnologie Fisiche e Nuovi Materiali su sensori nanostrutturati operanti a temperatura ambiente [Dif01]. Questi, a differenza dei classici sensori a ossidi metallici operanti ad alte temperature, grazie alla reattività potenziata della loro superficie nanostrutturata, garantiscono consumi significativamente più contenuti oltre a semplificare l’elettronica di pilotaggio e condizionamento del segnale. Infine, è da notare come il consumo legato alla trasmissione dei dati in questi nodi sensoriali sia significativamente più elevato di quello legato a operazioni di computing; per questo motivo sono in corso degli studi, presso gli stessi laboratori ENEA, al fine di integrare componenti “intelligenti” all’interno dei nodi TinyNose. In questo modo ogni nodo sarà in grado di valutare la significatività del dato e decidere per la sua trasmissione in tempo reale o per l’immagazzinamento per operazioni di media statistica. Allo stesso tempo i nodi saranno in grado di modificare autonomamente la frequenza di campionamento per realizzare ulteriori risparmi energetici, adattandola alla situazione rilevata. Le ricerche in atto hanno già permesso lo sviluppo di prototipi in grado ad esempio di valutare la presenza di particolari specie di composti volatili (terpeni, acetone, etanolo ecc.). Da un punto di vista applicativo l’obiettivo condiviso dai ricercatori in questo campo è la realizzazione di nasi elettronici dotati di un gran numero di sensori capaci di misurazioni significative in un numero ampio di applicazioni che, anche se inquadrate in scenari di riferimento, possano attribuire una certa flessibilità al naso stesso. In questa visione, sarà possibile produrre, per esempio, un naso elettronico per applicazioni alimentari consumer che possa passare dall’analisi qualitativa di oli, ai vini piuttosto che ai formaggi una volta caricata on-board l’opportuna libreria per pattern recognition. Alcuni gruppi, come abbiamo accennato, stanno esplorando la possibilità di integrare meccanismi di aspirazione e pretrattamento della miscela odorosa in un ottica biomimetica, altri ancora esplorano l’utilizzo di meccanismi di sensing differenti da array di sensori ottici alla spettrometria a mobilità ionica miniaturizzata. L’utilizzo massivo dell’elettronica flessibile, inoltre, potrebbe portare in pochi decenni all’integrazione di tali dispositivi negli elettrodomestici o in prodotti di uso comune come esempio un frigorifero capace di individuare cibi che stanno deperendo o packaging intelligenti in grado di monitorare in continuo lo stato di conservazione di farmaci, protesi e altri beni strategici. La sfida più affascinante resta la possibilità di utilizzare tali architetture in ambito biomedicale ai fini sopratutto della realizzazione di strumenti semplici, poco costosi, non invasivi, per la diagnosi precoce delle patologie

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